
Salernitana 1966
La situazione che sta vivendo la Salernitana ora ricorda ovviamente il 2019 con il balletto sui playout che poi portò alla sfida vinta col Venezia ai rigori. Ma ricorda anche una situazione un po’ andata nel tempo nella quale, però, la Bersagliera fu più forte anche delle ingiustizie dovute alla giustizia sportiva.
Correva l’anno 1966 e la Salernitana, guidata da Tom Rosati, stava dominando il girone C di Serie C. Unica a tenerle testa era il Cosenza. L’8 maggio 1966 i granata, per la terzultima di campionato, erano di scena a L’Aquila.
La Salernitana passò in vantaggio e stava conducendo la gara quando al 63′ un tifoso locale invase il campo con intenzioni bellicose verso l’arbitro. Quest’ultimo si rifugiò negli spogliatoi e decretò la fine anticipata della gara.
A Salerno erano tutti convinti della vittoria a tavolino. E anche il primo grado di giudizio confermò tale tesi. Ma la Corte d’Appello Federale, all’epoca ultimo grado, decise clamorosamente la ripetizione della partita. Circostanza che portò Salernitana e Cosenza a chiudere a parimerito in testa la stagione.
Salerno fu teatro di proteste vibranti contro i vertici federali ma Tom Rosati fu abile a isolare la squadra e a farla concentrare solo ed unicamente sulla ripetizione della partita. Ripetizione che avvenne il 29 maggio 1966. La Salernitana impattò 0-0 a L’Aquila e conquistò il punto della promozione in Serie B.
Ecco, giusto ora protestare contro i vertici federali. Ma Marino faccia come Rosati, non perda di vista il terreno di gioco.